Tricopigmentazione o Tatuaggio Capelli: la soluzione per combattere la Calvizie

Cos'è, e come si effettua la Tricopigmentazione. Differenze tra Tricopigmentazione permanente e semipermanente

Pubblicato da  Vincenzo Masullo  il 17 Settembre 2019
Tricopigmentazione o Tatuaggio Capelli: la soluzione per combattere la Calvizie

La tricopigmentazione che cos’è?

La Tricopigmentazione è una tecnica non chirurgica che può essere sfruttata per fronteggiare gli inestetismi del cuoio capelluto.

Un trattamento estetico che si ricollega completamente alla dermopigmentazione (mediante l’utilizzo di particolari pigmenti di colore, è possibile correggere degli specifici inestetismi in vari punti del corpo), in cui i pigmenti di colore vengono inseriti nel cuoio capelluto per mascherare la calvizie o altri tipi di inestetismi del cuoio capelluto.

Generalizzando, la tricopigmentazione può essere considerata una sorta di tatuaggio applicato al cuoio capelluto.

Tricopigmentazione capelli: quali sono i campi di azione?

La Tricopigmentazione è una tecnica che ritroviamo in vari settori della medicina e puo essere sfruttate per fronteggiare i più diversi inestetismi:

  • per infoltire determinate zone del cuoio capelluto interessate da alopecia circoscritta
  • per infoltire determinate zone del cuoio capelluto interessate da calvizie
  • per infoltire determinate zone del cuoio capelluto interessate solo da un iniziale diradamento
  • per ottenere una maggiore densità (solo estetica) in pazienti con capelli rasati

Come funziona la tricopigmentazione?

Dopo una prima consulenza con il medico chirurgo, necessaria per valutare la situazione di partenza e stabilire le zone da trattare, il primo passaggio in seduta d’intervento consiste nell’evidenziare (mediante una semplice matita dermografica) le zone su cui intervenire, tracciando una sorta di disegno che servirà al chirurgo come linea guida da seguire durante il trattamento.

Dopo una leggera analgesia locale, si procede con l’inoculazione dei pigmenti colorati nelle zone interessate: l’inserimento all’interno del derma avviene mediante apparecchiature elettriche concettualmente molto simili a quelle usate per i più comuni tatuaggi permanenti.

Negli ultimi anni sono state progettate apparecchiature sempre più all’avanguardia, in modo da assicurare il miglior risultato col più basso margine di errore, tuttavia il procedimento rimane pressoché invariato rispetto al tatuaggio: l’apparecchiatura termina, infatti, con una sorta di “penna” detta dermografo alla cui estremità si trovano dei particolari aghi saldati tra loro, ed ovviamente sterili, che inoculano i pigmenti direttamente nel derma superficiale a circa 2mm di profondità.

Terminata la pigmentazione, il cuoio capelluto può presentarsi leggermente arrossato, ma basterà applicare una crema apposita per placare l’irritazione.

Cosa viene iniettato nel cuoio capelluto?

Si tratta di molecole organiche (pigmento) che assorbono e riflettono la luce selettivamente in base alle diverse lunghezze d’onda dello spettro luminoso; è proprio la banda di colore che viene riflessa che dà colore al pigmento.

In natura esistono pigmenti di vario genere, organici o minerali, naturali o sintetici, ma quelli scelti per la tricopigmentazione devono essere necessariamente sintetici, poiché essendo a base di ossido di ferro, risultano più stabili e più facili da rimuovere, meno costosi e facilmente sterilizzabili.

I pigmenti scelti per la dermo o tricopigmentazione si presentano in origine sottoforma di polveri, in varie tonalità di colore, e vengono successivamente disciolti in solventi per dar vita alla loro consistenza cremosa; inoltre sono definiti bioassorbibili (in circa due anni i pigmenti vengono naturalmente fagocitati dal sistema immunitario) e biocompatibili (non tossici, non provocano allergie né alcuna forma di infiammazione); sono sterilizzati, controllati e certificati.

Come anticipato, i pigmenti si presentano in diverse tonalità di colore: sarà dovere del chirurgo scegliere, miscelare e distribuire i pigmenti nel modo più opportuno per assicurare un risultato naturale. I colori più scuri, ad esempio, danno profondità ed è per questo che vengono iniettati per primi.

Per evitare errori, inoltre, bisogna valutare da subito, e molto attentamente, la carnagione del paziente e prevedere quale colore assumerà il pigmento nello specifico incarnato.

Quando viene inoculato, il pigmento provoca una reazione infiammatoria nel tessuto ricevente: si tratta di un processo naturale, che il nostro organismo mette in atto per difendersi e che provoca una certa perdita del colore del pigmento stesso; è per questo motivo che si prevede sempre almeno una seconda seduta, dopo circa un mese.

Ci sono effetti collaterali?

La tricopigmentazione non provoca alcun effetto collaterale, nè alcun danno ai capelli. L’unico fastidio che si può riscontrare è un’infiammazione del cuoio capelluto trattato, causata dallo stress a cui è stata sottoposta la pelle.

Come già detto, è un arrossamento che si attenua molto velocemente (al massimo due giorni) mediante l’utilizzo di ghiaccio e creme specifiche nel decorso post-intervento.

La tricopigmentazione prevede l’utilizzo di apparecchiature altamente specializzate, e soprattutto sterili in ogni componente: questo, unitamente alla giusta condizione operatoria, permette di scongiurare ogni forma di infezione nel paziente.

Le reazioni allergiche sono molto rare, per lo più causate dal tipo di metalli contenuti nel pigmento, ed è per questo che spesso si sottopone il paziente ad una sorta di test preventivo.

Tricopigmentazione permanente, o semipermanente?

Sebbene la maggior parte degli addetti ai lavori preferisce la tricopigmentazione semipermanente, alcuni operatori  scelgono di eseguire lavorazioni di tricopigmentazione permanente; trattamento chiaramente non reversibile.

La differenza sta nella tipologia di pigmento utilizzato.

Tutti i pigmenti utilizzati nella tricopigmentazione permanente sono formati da pigmenti contenenti particelle con dimensione superiore ai 20 micron che non saranno fagocitati nel tempo dal nostro corpo. L’effetto copertura dura per sempre e necessita di ritocchi periodici dovuti ad una inevitabile perdita di definizione e qualità data dal tempo.

La tricopigmentazione semipermanente, invece, è un trattamento reversibile e non definitivo: può essere interrotto in qualsiasi momento senza alcuna conseguenza e, in questo caso, il pigmento verrà completamente e naturalmente fagocitato in circa due anni; l’effetto copertura garantito dal pigmento, invece, si conserva per circa 6/12 mesi.

A chi rivolgersi per un intervento di tricopigmentazione?

Come in tutti i settori della medicina e della chirurgia, scegliere un buon chirurgo specializzato nel settore di interesse è il primo passo per garantire a se stessi un buon risultato.

In questo tipo di trattamenti risultano fondamentali la professionalità, la manualità e l’esperienza dell’operatore il quale adoperando l’apparecchio nel giusto modo, evita errori, danni e sbavature: il colore deve essere inoculato con regolarità, senza sbalzi che potrebbero causare sbavature, con una determinata frequenza ad una precisa profondità e seguendo un preciso angolo.

Proprio per questo motivo si consiglia di diffidare da pigmentazioni “improvvisate”, praticate con apparecchiature non idonee o da personale non specializzato: spesso, infatti, si pensa che anche i più comuni tatuatori possano effettuare la dermo o tricopigmentazione ma non è così!

I motivi sono molteplici:

  • diverse apparecchiature
  • diversa natura dei pigmenti adoperati nella tricopigmentazione (al contrario dei tatuaggi, si usano pigmenti non definitivi)
  • la profondità a cui viene inoculato il pigmento varia: nella prima il pigmento raggiunge esclusivamente l’epidermide e il derma superficiale, durante il tatuaggio invece raggiunge anche il derma profondo.

Se ti interessa l’argomento ti consigliamo di approfondire sul sito web sulla dermo – tricopigmentazione a cura di Francesco Masullo.

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