Alopecia Universale: cos’è, cause e cure

Scritto da  Dr. Vincenzo Masullo  | Ultimo aggiornamento il 9 Aprile 2024

L’Alopecia Universale (o Universalis) è una patologia di natura autoimmune, che può colpire sia uomini che donne di ogni età, e che causa una completa perdita dei capelli e di ogni pelo del corpo, tra l’altro in tempi relativamente brevi.

Per fortuna, presenta un’incidenza relativamente bassa, interessando circa lo 0.025% della popolazione mondiale, ma allo stesso tempo ha un forte impatto psicologico ed è in grado di influenzare fortemente la vita e i rapporti sociali delle persone coinvolte, poiché diventa un grande handicap estetico, difficile da nascondere.

A differenza dell’Alopecia Totale che invece interessa “solo” il cuoio capelluto e i peli del viso come ciglia e sopracciglia, la variante Universale è responsabile della scomparsa della peluria anche su braccia, gambe, ascelle e nelle zone intime.

Nelle manifestazioni più lievi si può assistere ad un fenomeno di caduta graduale e progressiva, che però nel giro di un paio di anni interesserà comunque ogni capello e pelo esistente. Nelle forme più acute, invece, per ottenere lo stesso triste risultato bastano solo poche settimane. In realtà, non esiste un’unica sintomatologia o una manifestazione definita per ogni individuo, molto dipende infatti dalla predisposizione genetica e dall’ereditarietà.

La natura autoimmune dell’Alopecia Universale ci riporta molto velocemente, almeno idealmente, alla più nota Alopecia Areata, la quale interessa però soltanto zone circoscritte e delimitate che si trasformano ben presto in piccole chiazze glabre. Infatti, sebbene l’Alopecia Universale si presenti e si manifesti in maniera molto più violenta e drastica, in modo omogeneo e senza alcun sintomo iniziale o preavviso, può essere descritta come la forma più grave e sicuramente più aggressiva dell’Alopecia Areata.

Quali sono le cause dell’alopecia Universale?

Le cause dell’Alopecia Universale ad oggi risultano ancora sconosciute, anche se studi incessanti cercano tutt’ora di fornire una risposta all’interrogativo. Una delle poche certezze a riguardo è che sia fondamentale il fattore ereditario: l’incidenza familiare delle malattie autoimmuni, come ad esempio l’alopecia areata, la vitiligine o la tiroidite, aumenta in maniera esponenziale la predisposizione a manifestare l’Alopecia Universale.

Non è ancora chiaro se fattori esterni e/o ambientali possano influenzare la comparsa della patologia, ma sembra appurato che, ad esempio, il forte stress di un determinato periodo o un particolare grave trauma subìto possano aumentarne la velocità di espansione, seppur non siano comunque da considerare tra gli elementi determinanti.

Come comincia l’alopecia universale?

Abbiamo parlato più volte di malattia “autoimmune”, ma cosa significa nello specifico? Ebbene, la parola “autoimmune” indica una risposta, una reazione scorretta del nostro meccanismo di difesa, detto sistema immunitario, che non riconoscendo più come propri (self) i tessuti e le cellule di cui è composto l’organismo, li aggredisce come se fossero estranei (non-self).

È proprio questo il meccanismo d’azione alla base dell’Alopecia Universale: per un motivo ancora sconosciuto, il sistema immunitario non riconosce il follicolo pilifero come un elemento self, pertanto già in fase Anagen, cioè in fase di crescita iniziale, lo attacca e tenta di indurre la sua distruzione in tutti i modi, come se fosse una minaccia all’organismo; il risultato è che il capello viene espulso, mentre il follicolo entra in una fase di quiescenza indefinita, che durerà per un tempo imprevedibile e che può variare da qualche settimana, a diversi mesi o addirittura anni.

Come si cura l’alopecia universale?

Purtroppo non esistono cure per guarire in modo definitivo dall’Alopecia Universale, almeno non ancora, tanto è vero che nessuna terapia risulta attualmente approvata dall’ente governativo statunitense FDA, né tantomeno certificata “idonea” per guarire definitivamente da questa patologia.

Tutti i protocolli esistenti, infatti, non agiscono direttamente sulle cause scatenanti e determinanti (ancora indefinite), ma mirano più che altro a controllare e ad arrestare la caduta di peli e capelli piuttosto che a favorirne la crescita.

Trattamenti sperimentali

Diversi trattamenti sperimentali, ad esempio, utilizzano agenti immunoregolatori (nello specifico immunosoppressori, cortisonici), allo scopo di modulare la risposta errata del sistema immunitario nei confronti dei follicoli piliferi interessati dalla malattia.

Il farmaco sperimentale più utilizzato in questo senso è il Difenilciclopropenone che attivando particolari linfociti T (suppressor) contrasta la risposta immunitaria follicolare, riattiva le strutture pilifere e promuove la crescita dei capelli: l’efficacia della terapia è stimata al 50-60%, ma molto spesso c’è la possibilità di una recidiva, oltre che di un calo fisiologica nel momento in cui la terapia viene arrestata.

Altri studi tutt’oggi in corso, tendono ad orientarsi anche verso tecniche di:

  • fotodinamica (farmaci fotosensibilizzanti topici attivati dalla luce)
  • fototerapia (raggi UV – led)
  • impiego degli inibitori della JAK-chinasi.

Tra le terapie più diffuse e accessibili, l’utilizzo della luce ultravioletta sembra favorire concretamente la circolazione sanguigna e di conseguenza la riattivazione dei follicoli piliferi.

Anche l’innovativo dispositivo Tricopat sta ottenendo ottimi risultati in termini di regressione dell’Alopecia Universale: viene sensibilmente ridotta l’infiammazione del tessuto e dei follicoli coinvolti, per favorirne la riattivazione e la rigenerazione. Il modernissimo device sfrutta lo stimolo meccanico, lo stimolo luminoso (led), quello elettrico ed inoltre il potere rigenerativo dei fattori di crescita, per favorire la vascolarizzazione e l’ossigenazione dei tessuti, il metabolismo cellulare (in particolar modo dei Fibroblasti), e la produzione di collagene.

Se parliamo di fattori di crescita, non possiamo non menzionare il PRP, Plasma Ricco di Piastrine, trattamento medico rigenerativo potentissimo in grado di riattivare tutti quei processi responsabili della crescita dei capelli miniaturizzati. Chiaramente, non ci si può aspettare una guarigione totale dall’Alopecia Universale dopo un ciclo di PRP, ma sicuramente rappresenta un’ottima chance per iniziare un percorso terapeutico mirato.

Gli inibitori delle Jak-chinasi, possiamo definirli farmaci che agiscono inibendo l’attività di una famiglia di enzimi nota con il nome di Janus chinasi: bloccando l’azione di alcune citochine che sono state individuate come responsabili dell’Alopecia Areata, essi sono in grado di interrompere la risposta immunitaria anomala che causa la caduta dei peli e dei capelli.

L’inibitore-chiave, attualmente oggetto dell’attenzione mondiale, è il Tofacitinib: approvato (come il Baricitinib, testato per l’Alopecia Areata) dalla FDA esclusivamente per la cura dell’artrite reumatoide, è stato già sperimentato per risolvere altre malattie autoimmuni, tra cui la psoriasi.

Due importantissime sperimentazioni, una messa in piedi all’Ospedale pediatrico di Philadelphia e l’altra alla Yale University, hanno ottenuto esiti molto positivi, con una forte regressione dell’Alopecia, sia in pazienti adulti che in pazienti pediatrici: la dose giornaliera del farmaco (10mg/die), somministrata in maniera costante, ha reso possibile il recupero di una buona percentuale dei capelli persi (più del 50%) in circa 5 mesi; aumentando la dose a 15mg, il recupero ha interessato anche sopracciglia, ciglia e peli del corpo.

Il concetto fondamentale emerso da questi studi è che il Tofacitinib possa avere un’azione specifica sul meccanismo delle patologie autoimmuni come l’Alopecia Universale: esso agisce, mediante un anticorpo monoclonale, per spegnere gli attacchi del sistema immunitario su peli e capelli e consentirne la crescita.

Trattamento Alopecia Universalis all’Ospedale Pediatrico di Philadelphia: 5mg di Tofacitinib 2 volte al giorno in un paziente pediatrico.

Conclusioni

In conclusione possiamo affermare che l’Alopecia Universale, essendo la forma più grave di Alopecia Areata conosciuta, provoca dei forti danni, non solo estetici ma forse soprattutto psicologici.

Considerando che tutte le cure elencate sono caratterizzate da un calo fisiologico dei risultati, non appena la terapia giunge al termine, sarebbe davvero meraviglioso trovare una cura definitiva, una terapia in grado di ripristinare definitivamente la normalità del cuoio capelluto affetto da questa patologia, ma purtroppo siamo ancora un po’ lontani dall’obiettivo.

Anche la questione costi, almeno per il momento, non gioca a favore di questi (sembra efficaci) rimedi farmacologici: parliamo di prezzi vertiginosi ed inaccessibili per la stragrande maggioranza della popolazione.

La speranza è che la ricerca continui senza freni, che le sperimentazioni non si arrestino, che si continui ad indagare su ogni possibilità e su ogni possibile causa alla base di questa malattia, per ottenere, prima o poi, una risposta definitiva e soprattutto valida per chiunque sia affetto dall’Alopecia Universale.

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