Test Tricologico: l’esame più efficace per verificare lo stato di salute dei capelli

Scritto da  Dr. Vincenzo Masullo  | Ultimo aggiornamento il 7 Luglio 2022

Il TEST TRICOLOGICO (“Trico” deriva dal greco e significa appunto pelo, capello) può essere definito come lo studio approfondito dello stato di salute sia del cuoio capelluto che dei capelli.

Esaminando le caratteristiche strutturali del capello nel ciclo vitale in cui si trova, è possibile capire se c’è bisogno di preoccuparsi di un eventuale caduta patologica, e quindi non fisiologica, o meno.

Il ciclo vitale del capello

Poco fa abbiamo accennato al ciclo vitale dei capelli; esso è costituito da tre diverse fasi:

Fase anagen

E’ il momento in cui le cellule della matrice si moltiplicano mediante mitosi, e il follicolo discende fino ad unirsi alla papilla dermica. Contemporaneamente si forma la guaina protettiva intorno al capello, che ben ancorato alla matrice, inizierà gradualmente a crescere. Questa fase dura 2-4 anni nell’uomo e 3-7 anni nella donna. 

Fase catagen

Le moltiplicazioni cellulari così come ogni attività metabolica delle cellule della matrice si fermano e la guaina che avvolge il capello tende gradualmente a scomparire; la matrice degenera completamente mentre il bulbo inizia a perdere le connessioni con la papilla. Dura circa 15 giorni e anche se il capello osservato perde in termini di attività e nutrimento, è possibile osservare alcuni fenomeni riguardanti la nuova e successiva fase anagen a cui le strutture si preparano.

Fase telogen

E’ la fase di inattività funzionale, non sono più osservabili le guaine, sia interna che esterna, e perciò il capello, divenuto ormai molto sottile, non può far altro che distaccarsi dal follicolo e cadere. 
Per fortuna questa fase ha una durata molto breve, solo pochi giorni, anche se pare che i capelli, prima di cadere definitivamente dal cuoio capelluto, possano impiegare anche 3 mesi.

Il TEST TRICOLOGICO per osservare lo stato di salute di capelli e cuoio capelluto

Un test tricologico di buon livello può essere effettuato sia mediante l’utilizzo di microcamere moderne, osservando le caratteristiche peculiari dei capelli direttamente sul cuoio capelluto, oppure mediante un microscopio, per uno studio più accurato e approfondito.

Test Tricologico con Microcamera
Bulbo Pilifero al Microscopio

In quest’ultimo caso (mediante l’uso del microscopio) esistono delle piccole differenze rispetto al più comune test con microcamera: innanzitutto, il primo importante passaggio è l’estrazione dei capelli dal cuoio capelluto. Non devono mai essere strappati o tirati con violenza, rischiando così di procurare dei danni strutturali, ma devono essere estratti molto delicatamente, utilizzando delle particolari e apposite pinze, denominate “pinze di Klemmer” che hanno il compito di facilitare la procedura senza alcun effetto collaterale.

Inoltre, per effettuare un’indagine microscopica di un certo livello e per visionare al meglio le diverse strutture pilifere che vanno cambiando conformazione col susseguirsi delle diverse fasi cicliche, è richiesto l’utilizzo di un microscopio ottico a luce polarizzata: il criterio della luce polarizzata è essenziale, infatti, in tal modo, le strutture osservate al microscopio possono riflettere diversi colori in base al loro spessore.

Il riflesso della luce polarizzata è un po’ il principio base di questo tipo di meccanismo di misurazione: per esempio, se prendiamo in esame le fibre di cheratina, costituente fondamentale del capello, proprio in base alla legge di diffrazione e riflesso della luce colorata, e ad una esatta corrispondenza tra un colore e uno specifico ordine strutturale e molecolare, se ne può stabilire la costituzione e quindi l’equivalente fase del ciclo vitale a cui appartiene.

Tricoanalisi microscopica in luce polarizzata

Nello specifico, questo esame tricologico è denominato “Tricoanalisi microscopica in luce polarizzata” ed è molto quotato quando bisogna indagare un cuoio capelluto problematico: esso permette un’accurata analisi qualitativa del capello, è possibile visualizzare infatti addirittura diverse “sottofasi” sia di anagen (VI,VII, displasici, alopecici, vellus, distrofici) sia di catagen (I,II,III, prematuri) che di telogen (maturi o miniaturizzati) e inoltre è possibile riconoscere anche le nuove strutture e i nuovi meccanismi già in produzione e talvolta già pronte a sostituire le precedenti.

Storicamente, il test tricologico ha subito sostanziali modifiche, per lo più in termini di innovazione: secondo il tricogramma più tradizionale (ideato da Van Scott nel 1957) un cuoio capelluto in salute presentava l’85% dei capelli in anagen, solo l’1 – 2% in catagen e il 13 – 15% in telogen . All’epoca, però, si trattava di un microscopio abbastanza obsoleto, non si utilizzava la luce polarizzata come indicatore e spesso l’analisi del capello avveniva molto tempo dopo l’estrazione dello stesso dal cuoio capelluto, il che poteva causare degli errori e creare una certa confusione nelle percentuali.

Oggi invece, oltre la maggior accuratezza degli strumenti utilizzati, si provvede a immergere i campioni da analizzare in mezzi idonei, stabilizzanti, come l’olio di cedro o il balsamo del Perù e inoltre le osservazioni sono immediatamente successive all’estrazione, che tra l’altro avviene con strumentazione adatta come le pinze di Klemmer. Pertanto, le reali percentuali osservate diventano: anagen 80%, catagen 19%, telogen 1%.

Se vi state chiedendo il perché di questa variazione, la spiegazione è molto semplice: deriva interamente dalla precisione delle osservazioni effettuate. Per esempio, se non vi sono più residui di guaine nel telogen, i capelli tendono a distaccarsi del tutto dalla papilla dermica e la loro vera percentuale al tricogramma è minima; mentre i catagen, che mantengono ancora guaine ed attività metabolica, si possono trovare in diversi periodi di senescenza e al livello III possono essere facilmente confusi coi telogen.

Anche utilizzando le più moderne microcamere, la percentuale resta costante su questi valori, indicando pertanto una certa affidabilità.

In questo modo diventa chiaro quanto sia importante oggi utilizzare una strumentazione adeguata e innovativa, innanzitutto per poter ottenere dati precisi e soprattutto realistici che indichino quanto più fedelmente possibile, ciò che realmente avviene sulla nostra capigliatura evitando grossi margini di errore come invece poteva tranquillamente capitare in passato.

E’ chiaro quindi come il test tricologico possa rappresentare uno strumento molto importante nel mondo della Tricologia poiché in grado di differenziare le varie cause della caduta dei capelli; ad esempio: in caso di telogen effluvium sarà molto probabile vedere moltissimi telogen maturi e pochi catagen, nell’alopecia androgenetica sarà più frequente osservare circa un 25% di telogen prematuri e una particolare conformazione della base del bulbo, detta “punta di Malpighi”, nell’alopecia areata invece si noteranno molti anagen distrofici, con bulbo assottigliato, pochissima cheratina e nessuna guaina presente.

Poter avere un quadro così dettagliato di ogni bulbo osservato significa dare al tricologo un’ottima base da cui partire per organizzare la terapia, la strada più adatta da percorrere per migliorare la salute dei nostri capelli ed evitare ulteriori cadute non desiderate. 
 

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