COVID19: relazione tra il Coronavirus e la perdita di capelli

Scritto da  Dr. Vincenzo Masullo  | Ultimo aggiornamento il 12 Aprile 2024

Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati dalla comparsa di una nuova patologia che purtroppo si è diffusa a livello planetario e ha causato moltissime vittime: SARS-CoV-2, un nuovo ceppo di virus appartenente alla famiglia dei Coronavirus, finora sconosciuto e mai identificato nell’uomo, e a trasmissione per lo più animale, ha inspiegabilmente infettato milioni di persone attaccando le vie respiratorie (in maniera più o meno grave) e ha determinato un numero altissimi di decessi, tanto da aggiudicarsi il titolo di pandemia mondiale.

Oggi la curva epidemiologica viene dichiarata finalmente in calo ma, allo stesso tempo, si sente sempre più spesso parlare di “Long Covid”, e cioè di una sintomatologia persistente nel tempo, nonostante la scomparsa del virus dall’organismo risultato positivo alla malattia Covid-19.

Tra gli effetti Long Covid più frequenti si annovera proprio la caduta di capelli, intesa come un eccessivo effluvio che provoca, anche abbastanza velocemente, un forte diradamento e un conseguente ed evidente inestetismo.

Infezione da Covid19 e perdita dei capelli

In seguito a guarigione dalle infezioni da Coronavirus, molti pazienti manifestano conseguenze più o meno gravi che si protraggono per settimane o addirittura mesi, tra queste una delle più documentate (circa il 30% dei pazienti, a distanza di 2-3 mesi dall’infezione) è la perdita e/o il diradamento dei capelli. In realtà, studi del caso affermano che nella quasi totalità dei pazienti l’infezione da Covid vada solo ad accelerare la progressione di patologie preesistenti, alle quali il soggetto è già predisposto.

Le ripercussioni sono principalmente di due tipi:

Casi meno gravi: i fattori di stress derivanti da questo particolare periodo storico (paura della malattia, isolamento, difficoltà economica, perdita di persone care) incidono sul benessere tricologico predisponendo alla perdita dei capelli. Lo stress aumenta la vasocostrizione a livello del cuoio capelluto causando minor apporto di sangue, ossigeno e sostanza nutritive ai bulbi piliferi e accelerando cosi un processo di caduta superiore alla norma (telogen effluvium) e di miniaturizzazione dei capelli che porta in breve tempo a diradamento generalizzato e temporaneo del cuoio capelluto.

Casi più gravi: durante le fasi acute dell’infezione da Covid19, la risposta immunitaria genera un rilascio di particolari molecole proinfiammatorie, le citochine, tale da dare il via libera alla progressione di patologie autoimmuni (come l’alopecia androgenetica), alle quali il paziente è ovviamente già predisposto. L’infezione da Covid-19, quindi, può essere considerata come un fattore scatenante che promuove e accelera l’alopecia androgenetica.

È reversibile?

Nella maggior parte dei casi il telogen effluvium è reversibile entro sei mesi dall’evento scatenante: i follicoli piliferi tendono infatti a riattivare il loro ciclo fisiologico al cessare del fattore stressante.
In questi casi bisogna avere molta pazienza, non trascurare il benessere dei capelli e aspettare che la situazione si ristabilizzi completamente.

Quando invece la perdita dei capelli è causata dall’aumento incontrollato delle citochine e dalla conseguente insorgenza di patologie come l’alopecia, non sempre è auspicabile una completa regressione del fenomeno.

In entrambe i casi è comunque necessario, anzi fondamentale, affidarsi ad uno specialista esperto che sappia riconoscere il problema e consigliare il miglior percorso da seguire.

Perdita dei capelli e vaccino anti-Covid

Dopo la campagna vaccinale su larga scala sono emerse altre forme di alopecia legate all’attivazione del sistema immunitario, indotta dalla vaccinazione. In particolare, sono state osservate forme di patologie auto-infiammatorie del cuoio capelluto (alopecia areata, lichen plano pilare, lupus eritematoso discoide e follicolite decalvante) sia insorte de novo, che sotto forma di riacutizzazione. Gli studi clinici mostrano che più del 50% dei casi associati alla vaccinazione COVID-19 presenta un’anamnesi positiva di AA, cioè un’autoimmunità di base già espressa.

I consigli dello specialista

Monitorare costantemente i cambiamenti circoscritti al cuoio capelluto può essere in generale un’ottima strategia per evitare effetti indesiderati e più gravi, ma soprattutto in casi particolari come appunto lo studio degli effetti post Covid, affidarsi a un medico specializzato ed esperto risulta pressoché fondamentale per effettuare un’accurata visita tricologica e ricevere un’analisi e una diagnosi specialistica.

Mantenere un equilibrio costante nell’apporto dei nutrienti essenziali come Ferro, vitamina B12 e vitamine D, ad esempio, è un concetto già di per sé basilare per favorire tutti quei processi vitali del bulbo pilifero, ma, in caso di eventuali patologie invalidanti, come appunto l’infezione da Covid-19, è ulteriormente importante sostenere l’organismo nella guarigione e seguire (magari anche integrare) una corretta e sana alimentazione.

La clinica Masullo Medical Group, anche in questo caso, è lieta di accogliere tutti i suoi pazienti e offrire loro la migliore risoluzione possibile, studiando una terapia personalizzata e idonea a recuperare il benessere dei capelli, anche quando minacciato da una pandemia mondiale.

Masullo Medical Group è un marchio della Medical Group Srl. - P.IVA e C.F. 05092760650 - REA SA-4191060 - Capitale Sociale 10.000,00