Inibitori JAK Chinasi: cosa sono e come combattono l’alopecia areata

Gli inibitori JAK sono farmaci che oggi offrono un ottima prospettiva rispetto alle comuni profilassi nella cura dell’Alopecia Areata.

Scritto da  Dr. Vincenzo Masullo  | Ultimo aggiornamento il 1 Dicembre 2022
Inibitori JAK Chinasi: cosa sono e come combattono l’alopecia areata

Cosa sono gli inibitori delle JAK Chinasi?

Gli inibitori della Jak-chinasi sono dei farmaci detti inibitori selettivi e reversibili che agiscono bloccando l’enzima Jak-chinasi, sia di tipo 1 (JAK1) che di tipo 2 (JAK2), responsabile dei processi infiammatori e immunitari. Non comportando alcun effetto collaterale grave, i farmaci inibitori JAK, sembrano rappresentare una vera svolta in campo clinico per la risoluzione di molte patologie autoimmuni finora senza cura.

Anche durante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, gli inibitori JAK hanno trovato largo impiego nei casi ospedalizzati e più gravi: la riduzione del processo infiammatorio e la riduzione dell’endocitosi virale è stata pressoché fondamentale per evitare, dove ancora possibile, l’ingresso del virus nelle cellule polmonari e danni ancora maggiori al paziente.

Applicazioni in ambito tricologico degli inibitori JAK

In ambito tricologico, nella cura della caduta dei capelli nei casi di Alopecia Areata, grazie agli inibitori JAK è possibile interrompere il meccanismo di segnalazione sbagliato che le citochine modulano verso i follicoli piliferi. Una volta inibito questo segnale il follicolo, salvo dall’azione del sistema immunitario, ritorna a produrre naturalmente capelli e/o peli. L’azione degli inibitori JAK sembra comporti una percentuale molto alta di ricrescita dei bulbi caduti precedentemente.

Somministrati abitualmente in modalità “off-label”, cioè con una destinazione diversa rispetto all’etichetta, oggi i farmaci inibitori delle Janus-chinasi sono protagonisti di una rivoluzione: uno dei principi attivi, il Baricitinib, oggi risulta approvato non solo dall’FDA ma anche dall’EMA (European Medicine Agency) per curare l’Alopecia Areata negli adulti; segno evidente che qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta.

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Tofacitinib

Altro inibitore-chiave, attualmente oggetto dell’attenzione mondiale, è il Tofacitinib: approvato al momento dalla FDA esclusivamente per la cura dell’artrite reumatoide, è stato già sperimentato per risolvere altre malattie autoimmuni, tra cui la psoriasi.

Due importantissime sperimentazioni, una messa in piedi all’Ospedale pediatrico di Philadelphia e l’altra alla Yale University, hanno ottenuto esiti molto positivi, con una forte regressione dell’Alopecia, sia in pazienti adulti che in pazienti pediatrici: la dose giornaliera e costante del farmaco ha permesso il recupero di una buona percentuale dei capelli persi (più del 50%) in circa 5 mesi; aumentando leggermente la dose, il recupero ha interessato anche sopracciglia, ciglia e peli del corpo.

Il concetto fondamentale emerso da questi studi è che il Tofacitinib, probabilmente come gli altri inibitori JAK, possa avere un’azione specifica sul meccanismo delle patologie autoimmuni come l’Alopecia Universale: esso agisce, mediante un anticorpo monoclonale, per spegnere gli attacchi del sistema immunitario su peli e capelli e consentirne la crescita.

Conclusioni

Gli inibitori delle janus-chinasi, o inibitori JAK, sono farmaci che oggi offrono sicuramente un ottima prospettiva rispetto alle comuni profilassi nella cura dell’Alopecia Areata, vanno però fatte comunque alcune considerazioni.

Tralasciando i costi di una terapia con questa classe di farmaci, il dubbio maggiore riguarda sempre il fatto che non intervengono sulle cause della malattia; ciò significa che una volta interrotta la terapia potrebbe ripresentarsi la patologia, come accaduto in diversi studi.

Sono comunque diverse le società che studiando e sviluppato nuovi farmaci a base di inibitori delle JAK e il tasso di successo terapeutico sta migliorando rapidamente, inoltre i numerosi studi aiutano ad escludere la possibilità di sviluppare eventuali effetti collaterali.

Pertanto dobbiamo solo sperare che la ricerca non si arresti, fino al completo raggiungimento dell’obiettivo: rendere i farmaci inibitori Jak una fonte di guarigione duratura e applicabile su ogni paziente e soprattutto accessibile a tutti.

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