Inibitori JAK Chinasi: cosa sono e come combattono l’alopecia areata

Gli inibitori JAK sono farmaci che oggi offrono un ottima prospettiva rispetto alle comuni profilassi nella cura dell’Alopecia Areata.

Pubblicato da  Vincenzo Masullo  il 30 Novembre 2022
Inibitori JAK Chinasi: cosa sono e come combattono l’alopecia areata

Cosa sono gli inibitori delle JAK Chinasi?

Gli inibitori della Jak-chinasi sono dei farmaci detti inibitori selettivi e reversibili che agiscono bloccando l’enzima Jak-chinasi, sia di tipo 1 (JAK1) che di tipo 2 (JAK2), responsabile dei processi infiammatori e immunitari. Non comportando alcun effetto collaterale grave, i farmaci inibitori JAK, sembrano rappresentare una vera svolta in campo clinico per la risoluzione di molte patologie autoimmuni finora senza cura.

Anche durante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, gli inibitori JAK hanno trovato largo impiego nei casi ospedalizzati e più gravi: la riduzione del processo infiammatorio e la riduzione dell’endocitosi virale è stata pressoché fondamentale per evitare, dove ancora possibile, l’ingresso del virus nelle cellule polmonari e danni ancora maggiori al paziente.

Applicazioni in ambito tricologico degli inibitori JAK

In ambito tricologico, nella cura della caduta dei capelli nei casi di Alopecia Areata, grazie agli inibitori JAK è possibile interrompere il meccanismo di segnalazione sbagliato che le citochine modulano verso i follicoli piliferi. Una volta inibito questo segnale il follicolo, salvo dall’azione del sistema immunitario, ritorna a produrre naturalmente capelli e/o peli. L’azione degli inibitori JAK sembra comporti una percentuale molto alta di ricrescita dei bulbi caduti precedentemente.

Somministrati abitualmente in modalità “off-label”, cioè con una destinazione diversa rispetto all’etichetta, oggi i farmaci inibitori delle Janus-chinasi sono protagonisti di una rivoluzione: uno dei principi attivi, il Baricitinib, oggi risulta approvato non solo dall’FDA ma anche dall’EMA (European Medicine Agency) per curare l’Alopecia Areata negli adulti; segno evidente che qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta.

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Tofacitinib

Altro inibitore-chiave, attualmente oggetto dell’attenzione mondiale, è il Tofacitinib: approvato al momento dalla FDA esclusivamente per la cura dell’artrite reumatoide, è stato già sperimentato per risolvere altre malattie autoimmuni, tra cui la psoriasi.

Due importantissime sperimentazioni, una messa in piedi all’Ospedale pediatrico di Philadelphia e l’altra alla Yale University, hanno ottenuto esiti molto positivi, con una forte regressione dell’Alopecia, sia in pazienti adulti che in pazienti pediatrici: la dose giornaliera e costante del farmaco ha permesso il recupero di una buona percentuale dei capelli persi (più del 50%) in circa 5 mesi; aumentando leggermente la dose, il recupero ha interessato anche sopracciglia, ciglia e peli del corpo.

Il concetto fondamentale emerso da questi studi è che il Tofacitinib, probabilmente come gli altri inibitori JAK, possa avere un’azione specifica sul meccanismo delle patologie autoimmuni come l’Alopecia Universale: esso agisce, mediante un anticorpo monoclonale, per spegnere gli attacchi del sistema immunitario su peli e capelli e consentirne la crescita.

Conclusioni

Gli inibitori delle janus-chinasi, o inibitori JAK, sono farmaci che oggi offrono sicuramente un ottima prospettiva rispetto alle comuni profilassi nella cura dell’Alopecia Areata, vanno però fatte comunque alcune considerazioni.

Tralasciando i costi di una terapia con questa classe di farmaci, il dubbio maggiore riguarda sempre il fatto che non intervengono sulle cause della malattia; ciò significa che una volta interrotta la terapia potrebbe ripresentarsi la patologia, come accaduto in diversi studi.

Sono comunque diverse le società che studiando e sviluppato nuovi farmaci a base di inibitori delle JAK e il tasso di successo terapeutico sta migliorando rapidamente, inoltre i numerosi studi aiutano ad escludere la possibilità di sviluppare eventuali effetti collaterali.

Pertanto dobbiamo solo sperare che la ricerca non si arresti, fino al completo raggiungimento dell’obiettivo: rendere i farmaci inibitori Jak una fonte di guarigione duratura e applicabile su ogni paziente e soprattutto accessibile a tutti.

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